giovedì 23 ottobre 2014

Moroso e Dimora

'Remora' che vuol dire 'ritardo' deriva dal latino 're' ossia 'addietro' e 'mora' ossia 'indugio'. E altre due parole che derivano sempre da 'mora' sono 'moroso' ossia 'colui che indugia lungamente' e 'dimorare' ossia 'abitare permanentemente in un luogo/paese' > 'dimorare' e 'moroso' hanno la stessa etimologia: il moroso e' una dimora!

giovedì 9 ottobre 2014

Bruno Citoni


Ho conosciuto Bruno Citoni a York esattamente un anno fa, tramite l'Italian Society, di cui ero la chair. La prima coincidenza è stata scoprire non solo che abitavamo entrambi a Roma, ma nello stesso quartiere, a poche strade di distanza. Poi abbiamo scoperto che avevamo gli stessi interessi: scrivere, sia testi che canzoni. E da lì è cominciata una comunicazione continua, finché un giorno io non gli ho proposto di parlare della sua musica, di come abbia cominciato a comporre canzoni ecc. E questo è quello che è uscito fuori:


'Sono convinto che tutto quello che facciamo come individui nasca da un’urgenza profonda.
L’urgenza di essere.

Ho cominciato a comporre che ero appena adolescente. E mi ricordo ancora che le prime volte che i miei amici mi canzonavano, letteralmente, a me non importava niente, perché non mi ero mai sentito così bene.
L’aver creato qualcosa che sarebbe rimasto nell’immaginario collettivo per il maggior tempo possibile mi faceva sentire vivo.
Ancora adesso, niente è come sentire amici soprappensiero mugugnare mozziconi di cose che ho scritto.
Perché significa che qualcuno di quei semi che ho sparso in questi cinque o sei anni, ed ho coltivato con lacrime e sangue, è germogliato nella vita di qualcun altro. L’arte è comunicazione.

Non è stato sempre così però. Quando cominciai ero ancora troppo immaturo per capire tutto questo, per rendermi conto di quello che stava succedendo.
Scrivevo per scrivere. E non c’era niente di vero in quello che scrivevo. Mi sedevo alla scrivania, davanti al computer e mettevo insieme note che non mi dicevano niente.
Poi è arrivata la prima chitarra, e mentre provavo a fare il barré, ed imparavo gli accordi a memoria, le cose sono cominciate a cambiare.

Le lettere, le note, hanno cominciato ad avere un senso reciproco, ad incastrarsi prima in parole, poi in versi, poi in strofe. Ma mancava ancora qualcosa. Il contenuto.
Erano ancora frasi vuote, non mie, seppur adagiate su una musica nuova, meno artefatta, derivata per la prima volta dall’approccio diretto con uno strumento come la chitarra invece che con il freddo schermo di un computer.

A questo, fortunatamente, ci ha pensato il tempo. Durante il liceo ho cominciato ad ascoltare musica nuova; ho scoperto gli Strokes, l'Indie britannico, e tutto quel panorama musicale ed artistico che mi ero lasciato scorrere addosso in quegli anni adesso improvvisamene si stava ripresentando come un'epifania.
Ho passato giornate intere a ascoltare musica, a suonare con diversi gruppi la batteria, a crearmi una identità musicale, finché un’estate non è arrivata Karolina. E solo adesso, scrivendo di tutto questo, mi rendo conto dell’impatto che ha avuto quell’esperienza sulla mia vita e su tutto quello che ho scritto di lì in poi.
Per la prima volta rigettai su un pezzo di carta tutto quello che avevo provato, e quello che venne fuori è la prima strofa di un testo. Un testo con dentro il Sonetto 130 di Shakespeare e tutte le mie emozioni.

“Karolina ha i piedi gonfi/
gonfi come avesse camminato/
una vita a piedi nudi sul selciato.

Karolina ha sulle labbra/
i segni di una guerra fredda/
combattuta senza esclusione di parole

eppure/
Karolina è/
tutto ciò che fa per me"


Da allora è stato un viaggio in discesa. Musicalmente parlando.
Perchè per quanto mi piacerebbe riuscire a scrivere quando sto bene, gli unici momenti, le cose che riesco ad esprimere meglio sono i sentimenti che mi fanno stare male, quelli che lasciano un segno. 
E mi rendo conto che, anche se in modi diversi, tutto quello che mi sento di condividere nasce con la speranza di far provare agli altri quello che ho provato io.

Così è nato “Cento giorni da pecora”.
Con la sola esclusione di “Karolina” (che rappresenta una eccezione anche rispetto alla cifra stilistica di tutti gli altri brani) tutto l'EP è nato da sentimenti che mi sono portato dietro, da Roma fino in Inghilterra, che hanno infestato la mia testa per mesi, e che ogni tanto sono riuscito a decifrare, a domare, ed a mettere nero su bianco. Sentimenti che sono morti nella mia bocca, incapace di pronunciarli, ma che sono rinati sotto forma di melodie acerbe, davanti allo specchio.
Melodie che ho mescolato con tutto quel' Indie/pop/rock/alternative italiano di cui mi sono nutrito in questi ultimi tempi tra i quali per esempio I Cani e L'orso, solo per citare i più influenti.

Mi riesce difficile quindi costringere queste canzoni in un singolo genere musicale, una sola etichetta, quando per me sono il risultato di mille stimoli diversi, provenienti da svariate direzioni.
Ma mi piace pensare di star facendo qualcosa di nuovo, “musica umile”.
Le mie canzoni non sono giardini pensili, né prati sfarzosi. Sono Myricae da coltivare, non per renderle più grandi, o più imponenti, ma più curate, più potenti nella loro semplicità.
Perchè è facile nascondersi dietro a convulsi tecnicismi, o assurde complessità.
Mentre invece quello che offro io con la mia musica è il mio cuore su piatto di carta, senza mistificazioni, senza accessorie distrazioni; sentimento puro, senza un motivo d'essere se non quello di germogliare nella testa di chi ha la pazienza di ascoltare'.

Per chi volesse ascoltare le sue canzoni questa è la sua pagina! https://www.facebook.com/pages/The-more-the-merrier/252732704852165?fref=ts



giovedì 11 settembre 2014

Scottish Independence Referendum


Edinburgh, September 2014

The Referendum for the Independence of Scotland is getting closer (there is only one week left until voters hand in their ballots). For this occasion the University of Edinburgh has organised a debate at the Hall of Teviot Building, a palace in perfect Harry Potter style. The queue to get into the Hall on the first floor is so long that there are even people standing outside the building. At 7 o’ clock the doors are opened and a mass of students take their seats in an orderly and quiet way.

In the middle of the stage there is the presenter of the night, a guy with big ears wearing a tie, who is the ex-chair of the Debating Society. On each of his sides there are two panellists, whose physical position on the stage reflects their political one: on the left Donald Smith, Director of the Scottish Storytelling Centre, and an exponent of the National Collective[1]; on the right two panellists from ‘Better Together’[2].

The question of the Referendum is: ‘should Scotland become independent or not?’. ‘It’s time for Scotland to grow up’ says the left-winger D. Smith. ‘Live it, not leave it’ say the panellists on the right. The four debaters present arguments for political, economical and cultural positions: constitution, democracy, equal distribution of wealth, the currency and the start up of a new economic system, identity and nationalism, Scotland in relation to the UK and the EU.

Creating and adopting a new constitution would cost a lot of money, which could be invested in better ways, such as health and education, according to the right; on the other hand, according to the left, a written constitution would finally define rights and obligations of Scotland towards the rest of the UK, finally preventing Westminster-the centre of the political British power- from exercising its hegemony above Scotland.

The main concern for the right is the economic situation in the case of Scotland becoming an independent country: not only the fact that the eventual currency has not been established yet represents a big uncertainty, but also the cost of living will increase, foreign companies will stop investing in Scottish multinationals and, in the worst scenario, Scottish economy will collapse: the oil provided by the Scottish land will not be enough to sustain an entire country for ever.

On the other hand, the left argues that the pound will remain the currency; the independence of Scotland will not stop foreign companies from investing into Scottish multinationals and taking advantage of them; Scotland has enough local resources to sustain the country: not only the highly-discussed oil which will last for decades, but also many other such as textiles, whisky, tourism etc.


 More importantly, the left, accused of being too patriotic, underlines that the independence of Scotland- not the Scottish independence!- is not a matter of identity, but of democracy: it will be the ‘fresh start’ of a new nation-no different from any other country- in which the wealth will be finally equally distributed between all the social classes, contrasting the privatisation and the capitalist dichotomy between rich and poor towards the British politics is leading.

Moreover, according to the right, the independence of Scotland would undermine its membership to the EU, but, according to the left, it is the opposite: the UK might not be part of the EU anymore, if Westminster continues on this political line; therefore, there are more probabilities for an independent Scotland to be part of the EU: Scotland is indeed more willing to stay in the EU than the rest of the UK and it has all the requirements to do that.

For the right party there is no relevant difference between a Scot, an Irish, an English or a Welsh, therefore there is no point for Scotland to be independent, left-wingers are just ‘patriotic utopians’. Moreover, it is always better to cooperate than to act alone, this radical ‘detachment’ will only have negative consequences: it will totally subvert the economic and political system, in a domestic and in a foreign dimension, so as to bring Scotland to the ‘cataclysm’.

Left-wingers are more positive and constructive, arguing that all the right propaganda is based on the fear of change, and accusing the conservative party of being scared by ‘innovation’. For the left, on the other hand, the referendum is an ‘unmissable’ occasion to revive and raise the cultural and working aspirations,  ‘valuing’ Scottish tradition, and allowing Scotland to emancipate from the dominant England and to finally walk on her own legs!

For me it’s funny not only to assist to the possible creation of a nation but also to be able to vote, despite of the fact that I arrived in Edinburgh two weeks ago! According to the law, in order to vote it is not necessary to be Scottish, but it is sufficient to live here. Moreover, even young people who have just turned 16 are allowed to vote. This legislation is done to encourage people to vote since voting is the most important right/duty that a citizen has got to express his/her opinion!



[1] The ‘National Collective’ is a non-party movement for artists and creatives who support Scottish independence.
[2] ‘Better Together’ is the main organisation representing those campaigning for a no vote in the referendum.

martedì 26 agosto 2014

Vizio Virtuale

E d'improvviso ebbi un'illuminazione: il 'virtuale', da me tanto deprecato e considerato origine dei miei vizi, deriva, in verità, dalla parola 'virtù'! E voi mi chiederete: 'qual'è l'anello di congiunzione tra 'virtuale' e 'virtù'?'. La 'vis' (ossia la forza)! La 'virtù' è infatti una forza morale e il 'virtuale' è tutto ciò che esiste solamente in potenza (vd. forza), ma non in atto.

(S)torto e Diritto

Osservando la parola 'contorto' mi sono resa conto che era scomponibile in 'con torto'. E allora ho pensato 'vuoi vedere che il 'torto' col significato di 'ingiustizia' deriva dal verbo 'torcere'?'. E poi allora ho pensato alla parola 'diritto', che vuol dire sia 'dritto' (ossia 'retto' in senso stretto) che 'ciò che è giusto' (ossia 'retto' in senso lato). E così ho convalidato la mia tesi iniziale: ciò che è storto è un torto, ciò che è dritto è un diritto.

N.B. Tale discorso si potrebbe ricollegare al 'right' inglese ossia 'diritto' e 'destra'. La destra è 'dritta' e la sinistra è 'contorta'.

domenica 10 agosto 2014

Il cliens diventa patronus!

Nell'antica Roma la società era impostata sul rapporto cliens-patronus: un rapporto di subordinazione del cliens nei confronti del patronus, il quale, seppur superiore, doveva rispettare, a sua volta, alcuni obblighi a beneficio del cliens.

Ora nella società inglese va di moda la parola 'to patronize'. Tale parola deriva dal latino 'patronus', imparentato con 'pater' ossia 'padre'. Il primo significato di 'to patronize' è: 'comportarsi con un'apparente gentilezza che tradisce un sentimento di superiorità'; il secondo significato è: 'frequentare abitualmente (un negozio, un ristorante etc) come cliente > sponsorizzare/finanziare'.

Osservando i dati si giunge al paradosso per cui, secondo una legge economica, 'il cliente è padrone' e, siccome è colui che fornisce un 'supporto economico', è superiore rispetto all'ente beneficiario.

Ma la cosa più interessante ancora è il fatto che, prescindendo dall'aspetto economico, in Italiano io non riesca a trovare una traduzione soddisfacente. Ciò dimostra che, a differenza dell'Inghilterra in cui 'to patronize' viene usato generalmente col significato dispregiativo di 'comportarsi con velata superiorità', in Italia un termine perfettamente corrispondente non esiste o comunque non viene usato.

Tale mancanza deriva dal fatto che il concetto espresso dal verbo inglese 'to patronize' non viene visto così negativamente in Italia. Il cosiddetto 'padrino' non viene biasimato per la sua posizione di superiorità che, anzi, è insita nella mentalità italiana.

Dulcis in fundo: la parola inglese 'pattern' ossia 'modello' è imparentata con il latino 'patronus' e quindi 'pater' in quanto anch'esso 'modello da seguire'.

(Ri)-Fiutare

Il termine colloquiale italiano 'sniffare' deriva dall'inglese 'to sniff' ossia 'fiutare', e fin qui ci siamo. Ma la cosa bella e' che dall'ambito fisico/sensoriale legato all'olfatto ('sniff' si usa, per esempio, per indicare l'assunzione di droghe per naso) si passa a quello metaforico legato all'indagine. Ed e' per questo che, come in italiano si dice 'ha fiuto' per indicare la capacita' di giudicare prontamente (immagine che ci riconduce immediatamente al segugio in ambito animale), cosi' in inglese 'to sniff around' vuol dire 'investigare in maniera nascosta' e 'sniff something out' vuol dire 'scoprire qualcosa attraverso l'investigazione'. Divertente come gli slittamenti semantici derivanti dalle percezioni avvengono in ogni lingua nello stesso modo.

'Sulla nona nuvola!'

Ho appena scoperto che l'espressione italiana 'al settimo cielo' si traduce in inglese 'on cloud nine'. "Secondo la concezione tolemaica, accettata ed elaborata dalla Chiesa fino al XVI secolo, la Terra era centro dell’universo, circondata da nove (e poi dieci) “cieli”, immaginarie sfere concentriche di grandezza sempre maggiore, lungo le prime sette delle quali rotavano la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno. Nell’ottavo cielo stavano le stelle fisse (il “firmamento”); i teologi medievali aggiungevano inoltre un nono cielo, il Primum mobile, e l'Empireo, sede di Dio'' > Gli italiani, più umilmente, si fermano al settimo cielo (ossia quello di Saturno), che era il più alto grado di elevazione di avvicinamento alla gioia celeste (prima delle stelle), concepibile per uomini in carne e ossa; gli inglesi invece si spingono oltre, superano le stelle e si avvicinano a Dio!!

In fatti

Tutto è nato da un'urgenza primaria, ossia dal bisogno di trovare una traduzione letterale in inglese della parola 'infatti'. E ovviamente la prima espressione che mi è venuta in mente è stata 'in fact'. L'unico problema è che mi sono resa conto che vuol dire esattamente l'opposto!! Ebbene sì, 'in fact' in inglese vuol dire 'in realtà' > anziché corroborare una certa convinzione, la nega! E da lì ho pensato che ciò potrebbe derivare da un diverso approccio con i dati empirici: in Inghilterra è più diffuso il metodo 'induttivo' ossia dal particolare al generale, mentre in Italia è più diffuso quello 'deduttivo', ossia dal generale al particolare. Ciò vuol dire che in Inghilterra si parte dai dati empirici per costruire una teoria e poi però si innesca una ricerca matta dei 'counterexamples' e vince chi riesce a trovarne di più; in Italia invece 'i fatti' vengono usati per confermare la teoria, anziché negarla. 'In realtà' anche in Italiano ci sono molte espressioni che potrebbero smontare la mia teoria, però questa secondo me è la 'pattern' generale

Madre e Materia

'Materia' e 'madre' derivano dalla stessa radice che indica 'la sostanza prima da cui altre sono formate'

Vita privata (di qualcosa)

La vita 'privata' è tale perché 'priva' di qualcosa, ossia della sfera pubblica. Per cui la vita privata non esiste se non in opposizione alla vita pubblica, che nasce come condizione 'naturale' dell'uomo. 'Privus' vuol dire sia 'solo' che 'privo di qualcosa' > la solitudine è privazione!

Record/Ricordo

La parola inglese 'record' è imparentata con la parola italiana 'ricordo'. Entrambe derivano dalla parola latina recordari ‘ricordare,’ da cor, cord- ‘cuore.’ é buffo come da una stessa parola discenda il ramo inglese, scientifico ed esatto, e quello italiano, più romantico e vicino al significato originario. Del resto il ricordo non è altro che una risonanza generata dal toccare le corde più intime del nostro cuore.

Inoltre, la differenza evidente tra ``scordare`` e ``dimenticare`` e` che nonostante il significato sia il medesimo ``scordare`` deriva letteralmente dal cuore ( da cui ``fuori dal cuore``) e dimenticare dalla mente (da cui ``fuori dalla mente``).